34MO ANNIVERSARIO DEL DISASTRO DEL MOBY PRINCE, A LIVORNO LE CERIMONIE IN RICORDO DELLE 140 VITTIME, FRA DI ESSE ANCHE UN GIOVANE DI VADA.

PRESENTI IL GONFALONE E IL VICESINDACO MARIO SETTINO: “È UN DOVERE TROVARE LA VERITÀ SULLE CAUSE DEL DISASTRO, LO DOBBIAMO ALLE PERSONE CHE SONO MORTE SUL TRAGHETTO”
Data:

10/04/2025

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  • Comunicato stampa
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La verità dovrà venire fuori e con essa 140 morti potranno avere finalmente giustizia. La terza commissione d’inchiesta (Camera dei deputati) sta lavorando in continuità con le due precedenti (la prima del Senato, a seconda della Camera) e l’obiettivo - lo ha detto Pietro Pittalis, presidente della Commissione attuale - è quello di chiudere a breve, quindi prima del 10 aprile 2026, quando saranno trascorsi 35 anni dal disastro del traghetto Moby Prince entrato in collisione nella rada del porto di Livorno con la petroliera Agip Abruzzo alla fonda. Era una tranquilla sera di aprile e il Moby, poco prima, era partito dalle banchine livornesi diretto ad Olbia.

Dopo l’urto con la nave cisterna, che era carica, divampò un incendio catastrofico, che avvolse il traghetto sul quale si salvò soltanto un giovane mozzo.

Nella giornata del 10 aprile 2025, in occasione del 34° anniversario del disastro, a Livorno si sono svolte le tradizionali cerimonie che sono culminate nel tardo pomeriggio con il lancio di rosse rosse nel mare della Darsena del Porto Mediceo. Qui sono stati letti, davanti ai gonfaloni di Regioni e Comuni che furono colpiti dal disastro, i nomi delle 140 vittime.

Anche il Comune di Rosignano Marittimo ha preso parte alle cerimonie, a partire dal momento ufficiale che si è svolto, dalle ore 14.30, nella Sala Consiliare del Municipio livornese. Alberto Bisbocci aveva appena 21 anni e si imbarcò sul traghetto Moby Prince per motivi di lavoro. Abitava a Vada, ma non fece mai più ritorno a casa.

A rappresentare il Comune di Rosignano, c’erano quindi il gonfalone portato da due agenti della Polizia Municipale e il vicesindaco Mario Settino. “Secondo me è importantissimo ottenere la verità e conoscere le cause, capire perché possa essere accaduta una tragedia di queste dimensioni - ha sottolineato il vicesindaco Settino - evidentemente qualcosa non ha funzionato nella maniera giusta. La mattina dopo il disastro - ha ricordato il vicesindaco -  uscii di casa per andare a Riotorto. All’epoca abitavo a Livorno e insegnavo nella località della Val di Cornia. Percorrendo il Romito si vedeva il fumo. La tragedia si era già consumata da alcune ore. A 34 anni di distanza non sappiamo ancora quale sia stata la causa del disastro. E’ un dovere riuscire a trovare la verità, lo dobbiamo alla memoria di tutte quelle persone, marittimi e passeggeri, che hanno perso la vita senza sapere perché”.

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Ultimo aggiornamento: 10/04/2025 18:55

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