Descrizione
Prova aperta di Roberto Latini il giorno 23 ottobre 2025 dalle 21.15 al Teatro Solvay di Rosignano per “Antigone” di Jean Anouilh (traduzione di Andrea Rodighiero, durata un’ora e 40 minuti). Posto unico 5 euro (online). Si tratta di una produzione La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello - Teatro di Roma teatro Nazionale. Latini è il regista, ma anche l’interprete nelle vesti di Antigone. In scena saranno poi Silvia Battaglio (Ismene e Il Messaggero), Ilaria Drago (Emone e Guardie), Manuela Kustermann (La Nutrice e Coro)), Fracesca Mazza (Creonte. Le scene sono di Gregorio Zurla, i costumi di Gianluca Sbicca, musiche e suono di Gianluca Misiti, in collaborazione con Bàste Sartoria.
La prova aperta è nell’ambito delle Residenze - Teatro di Fondazione Armunia.
“Antigone è nel destino del Teatro di ogni tempo. È uno dei modelli archetipici che ci accompagnano a prescindere dalla nostra storia, cultura, religione, visione. È filosofia scesa intorno a noi, che ci cammina accanto, che ci chiede, che ci ascolta” scrive il regista e attore Roberto Latini a proposito del testo che va in scena.
“Il dono che portiamo è una promessa e quella di Anouilh è un’Antigone che ci parla da così vicino che quasi quasi potremmo abbracciarla. La sentiamo dire di noi in tutte le lingue, e capiamo tutto, ogni sfumatura, silenzio, respiro. Di Antigone, Anouilh, non ha riscritto le parole, ha scritto la voce. Antigone o della disputa della ragione, delle ragioni. Di quelle trasversali, dimesse dall’identità individuale a favore di un corpo-coro che le comprenda tutte - scrive ancora Roberto Latini nelle sue note - Oltre l’appartenenza, l’anagrafica, il genere, sono parole che vengono da noi stessi: le ascoltiamo nella nostra stessa voce: siamo Antigone e Creonte insieme, o lo siamo già stati più volte, di più in certe fasi della vita e meno in altre e viceversa o in alternanza. Le leggi devono regolare il vivere o la vita dovrebbe regolare le leggi che regolano la vita? Uno di fronte all’altro, a farsi carico di una ragione giusta, di una giustizia, o di un’altra giustizia, incontriamo noi di fronte a noi, a scegliere le domande da infilare nelle tasche del tempo, dell’età, della speranza; ad aspettare le risposte che il tempo, guardandoci, sceglierà di farci dire. Penso a questo testo come a un soliloquio a più voci. Una confessione intima e segreta, nella verità vera, scomoda, incapace, parziale, che ci dice che la nostalgia del vivere è precedente a tutti noi, perché sappiamo da sempre che quel corpo insepolto siamo noi mentre siamo ancora vivi. Anche per questo, ho distribuito i ruoli in due modalità diverse e complementari.Alcuni personaggi corrispondono a se stessi, altri al proprio riflesso. Antigone e Creonte, come di fronte a uno specchio: chi è Antigone è il riflesso di Creonte e chi è Creonte è il riflesso di Antigone. A Teatro parliamo sempre di questo: Essere uomini o essere umani”.
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