GIORNO DELLA MEMORIA. IL RACCONTO DI UNA FAMIGLIA DI FARMACISTI LIVORNESI EBREI

IL LIBRO DI CATIA SONETTI, DIRETTRICE DI ISTORECO, IL 30 GENNAIO (ORE 17.30) AL CENTRO CULTURALE LE CRESTE DOVE SI ATTRAVERSERÀ IL TEMPO E LA STORIA GRAZIE ANCHE ALLE 670 LETTERE DI UN CARTEGGIO FAMILIARE FRA LIVORNO E ASMARA. SARÀ PRESENTE ANCHE IL RICERCATORE GIOVANNI BRUNETTI
Data:

28/01/2025

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Descrizione

Un appuntamento che vuole aprire una riflessione sulla vicenda ebraica alla luce di una storia familiare. E’ quello in agenda il 30 gennaio, nell’ambito delle iniziative promosse per questo 2025 riguardo al Giorno della Memoria. Giovedì 30, infatti, ci sarà un importante appuntamento al Centro Culturale Le Creste di via della Costituzione a Rosignano Solvay, dove alle 17.30 Catia Sonetti, direttrice di Istoreco Livorno (Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea della Provincia di Livorno) presenterà il suo libro “Attraversare il tempo con le parole. Lettere di una famiglia ebraica da Livorno per Asmara (1937-1947), pubblicato dalla casa editrice Il Mulino. Sarà presente anche Giovanni Brunetti, ricercatore dell’Università di Verona / Istoreco Livorno.

Al centro dell’incontro alle Creste ci sarà un lungo racconto che, si legge nella scheda del volume, “illumina le vicende di una componente importante della borghesia delle professioni, quella borghesia che, a livello nazionale, si schierò nella gran parte a sostegno del fascismo.Nel nostro caso, una famiglia di farmacisti, di Livorno, ebrei e “naturalmente” fascisti”.  

Nel libro scritto da Sonetti - dove i personaggi vivono attraverso il carteggio  da loro intrattenuto fra il 1937 e il 1947 -  si parla così di una famiglia plurinucleare poiché nella stessa palazzina convivevano tre nuclei, “la vecchia coppia formata da Emma De Rossi Castelli con il patriarca, il vecchio Ugo Castelli, la coppia formata da Carlo il primogenito con la moglie Paola Crovetto e la figlia Elena, la coppia di Aleardo Lattes sposato con la figlia Ada e padre di Mario ed Elsa. Al di fuori di questo gruppo ci sono altre due coppie: quella di Anna, la figlia più grande sposata con Giorgio Orefice (l’unico antifascista) e madre di due figli, Gastone e Vittorio (entrambi diventati poi famosi giornalisti, ndr), e quella di Rita, l’ultima nata sposata con Beniamino Levi da cui avrà tre figli: Roberto, Emma e Lidia e che vive nella lontana Asmara, in Eritrea”. 

Per la scrittura del libro sono state importantissime le fonti documentarie come l’Archivio Centrale dello Stato, l’Archivio del Ministero degli Esteri, l’Archivio delle Comunità ebraiche italiane, l'Archivio di Stato di Livorno, l'Archivio della comunità ebraica di Livorno e una foltissima bibliografia, con le 647 lettere conservate da Rita e poi dalla figlia Lidia attraverso le quali si vedono le collocazioni politiche, le aspirazioni delle giovani generazioni, le abitudini sia culinarie che dei loisirs della buona borghesia ebraica italiana, i loro valori e le loro reazioni di fronte alla persecuzione.

Si assiste anche in diretta alle differenze di trattamento che il regime fascista riservò agli ebrei in patria piuttosto che a quelli presenti nel corno d’Africa e si segue la fuga di questi nuclei per salvarsi dai rastrellamenti e dalla deportazione e il loro continuo e ininterrotto impoverimento.

Il libro si si chiude all’inizio del 1947 quando tutti i personaggi, sopravvissuti, si ricollocano sia dal punto di vista politico che familiare ma anche si distribuiscono su un territorio molto più ampio di quello labronico. 

Attraverso le loro storie si vede passare  la Storia d’Italia, i desideri di emancipazione delle donne che cominciano ad emergere, la costruzione di nuclei familiari non più disponibili a vivere nel grande “clan”, la fine dei matrimoni combinati. Una storia sociale e culturale ricca e differenziata che illumina un decennio fondamentale del nostro passato.

Ultimo aggiornamento

Ultimo aggiornamento: 28/01/2025 14:07

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